Una tela senza margine
Volge al termine il “Viaggio nella solitudine della politica”
di Michele Nardelli
Due anni fa la proposta di un viaggio che indagasse la solitudine – ovvero la fatica e l’urgenza – della politica. Ne sono venuti sin qui un un prologo trentino che ci ha mostrato con un anno e mezzo di anticipo lo sfarinarsi del blocco sociale che aveva resa possibile l’anomalia politica di questa terra, dieci itinerari in altrettanti limes cruciali per mettere a fuoco l’interminabile transizione verso un “non ancora” che stenta a prendere corpo, occasioni di incontro nelle forme più svariate e non meno di quattrocento persone coinvolte, ma soprattutto immagini e pensieri che quotidianamente ci aiutano a fare i conti con una cassetta degli attrezzi sempre più inservibile e con inediti scenari nei quali urgono nuovi paradigmi.
La stessa presentazione di un libro come “Sicurezza” – sin qui più di trenta incontri con oltre ottocento partecipanti e una prima ristampa – che indaga uno dei tratti più complessi ed insidiosi del presente, è diventata parte di questo viaggio nel nostro tempo.
All’inizio del “viaggio” ci eravamo dati un programma piuttosto definito, ma che in realtà ci è servito solo come canovaccio perché, cammin facendo, il viaggio ha preso strade imprevedibili lungo itinerari che si andavano componendo e che hanno messo in relazione le istanze di autogoverno fra diverse regioni europee (particolarmente interessanti i materiali relativi all’incontro di Pieve di Soligo e al viaggio in Cataluña), i luoghi di un’elaborazione sempre più ineludibile del Novecento, il dramma che si consuma nel Mediterraneo, i tragici effetti del cambiamento climatico e della nostra insostenibilità.
Nuovi itinerari si sono andati componendo lungo altre faglie che sono all’origine degli ingorghi in cui si dibatte l’umanità e con essa una politica incapace di uscire dalla logica dell’emergenza con cui si affrontano questioni in realtà di natura strutturale e culturale. Itinerari che andranno a completare un puzzle che pure non potrà essere definitivo e che consegneremo così com’è – consapevoli della nostra parzialità – a chi ne vorrà fare qualcosa. Ci siamo detti che ne sarebbe venuto un libro e forse un documentario dove cercare di condensare parole e immagini. Speriamo di esserne capaci.
Avvicinandoci dunque all’epilogo di questo viaggio, abbiamo immaginato nei prossimi mesi cinque itinerari che vorremmo realizzare entro la prossima primavera: nelle fratture della storia fra Roma e Bisanzio (27 settembre – 8 ottobre); sulle macerie del delirio fabbricato e il mito prometeico del lavoro, fra le ciminiere di Auschwitz e i capannoni abbandonati; nelle ibridazioni culturali del Mediterraneo (in autunno e in primavera) e infine un viaggio in Andalusia, sulle strade del Don Quijote (aprile 2020). Senza escludere, perché no?, di prendere a prestito altri tratti di ricerca di persone che come noi provano a comporre quella «tela senza margine» di cui parla Simone Casalini[1]nel descrivere un nuovo spazio di elaborazione e progettazione politica.
Nell’allegato potete trovare il programma di questo ultima parte del “Viaggio”, con la descrizione ancora approssimativa degli itinerari previsti e la sintesi di quelli sin qui realizzati nonché delle persone che vi hanno partecipato.
[1]Simone Casalini, Lo spazio ibrido. Meltemi editore, 2019