Tornare alla Terra

Così non è per la pianura tradizionalmente rurale (che poi significa anche industria agroalimentare e filiere connesse) che incontriamo spostandoci verso est in direzione Calvatone, dove andiamo a visitare la Comunità Iris, forse la prima e più grande esperienza italiana di agricoltura biologica partecipata. Loro il cambio di paradigma l’hanno cercato ed ha funzionato. In genere quando pensiamo al biologico viene da fare un’associazione con la testimonianza di nicchia, ma qui questo schema mentale non funziona. Perché stiamo parlando di un’attività che l’anno prossimo festeggia i suoi primi quarant’anni, perché vi lavorano stabilmente più di sessanta persone senza contare l’indotto, perché l’investimento che ha portato alla realizzazione del nuovo pastificio è stato di circa 7 milioni di euro di cui si sono fatti carico cinquecento soci senza un euro di intervento pubblico, perché infine la rete di vendita dei prodotti è locale, nazionale (in particolare attraverso i Gruppi di acquisto solidale – GAS) ed europea.

Insomma, qui il bello non è poi tanto piccolo e la qualità dei prodotti certificata e, possiamo dire, testimoniata. Fabio, Franco e Mirco che incontriamo sono orgogliosi di quello che si è costruito ma anche un po’ preoccupati perché col crescere delle produzioni aumenta anche il timore di fare le cose per bene, sana prudenza. La terra da poco arata intorno a noi è davvero spettacolare come lo sono i maialini allo stato brado che zampettano in libertà. Riflettiamo insieme su quanto sarebbe importante una legislazione che favorisse nella ristorazione pubblica collettiva (come avevamo previsto nella LP 13/2009, mai realmente attuata) l’uso del biologico e dei prodotti a basso impatto ambientale quando invece negli appalti ancora la spunta il massimo ribasso.